Vai al contenuto

30 gennaio 1969: i Beatles sul tetto della Apple Records

  • di

Nel gennaio del 1969 i fasti ed i clamori dei tour che i Beatles tennero in tutto il Mondo nei tre anni d’oro della Beatlemania (1964-1966) erano ormai lontani. Dal 29 agosto 1966, data di chiusura del tour Nord Americano di quell’anno (il “The Beatles’ 1966 US Tour” partito il 12 agosto 1966 da Chicago e terminato il 29 agosto a San Francisco con 19 show in 18 giorni) i quattro ragazzi di Liverpool non si erano più esibiti su un palco. Da allora tutti i loro sforzi si erano concentrati sulla sperimentazione in sala di registrazione, attività che sarebbe sfociata nella produzione di alcuni dei dischi più belli della storia della musica: album come “Sgt. Pepper Lonely Heart Club Band”, “The Beatles” ed “Abbey Road” e singoli quali “Strawberry Fields Forever” / “Penny Lane” furono infatti solo alcuni degli strabilianti risultati ottenuti dalle sedute di registrazione nello studio n° 2 di Abbey Road. Purtroppo la morte del loro storico manager Brian Epstein avvenuta il 27 agosto 1967 diede inizio al lento e purtroppo inesorabile deterioramento del rapporto di coesione ed amicizia che legava i quattro musicisti e che avrebbe portato allo scioglimento del gruppo comunicato ufficialmente il 10 aprile 1970. Nel gennaio del 1969 vi fu un vano tentativo, voluto soprattutto da Paul McCartney, di provare a dare una sterzata decisa al decorso degli eventi, al fine di dare nuova linfa e stimoli al gruppo con il progetto “Get Back”: come dice il nome stesso l’intento era quello di tornare al rock ‘n’ roll delle origini, registrando un album grezzo, senza sovra incisioni, solo sano e vecchio rock ‘n’ roll inciso in presa diretta proprio come avveniva per i primi album dei Fab Four. Il tutto sarebbe stato immortalato in uno special televisivo che avrebbe dovuto documentare la nascita di un disco dei Beatles. Lo show televisivo era stato ideato per promuovere l’album, che avrebbe dovuto intitolarsi “Get Back”, e sarebbe stato trasmesso alla fine del mese di gennaio, una volta che l’album fosse stato dato alle stampe. Il progetto iniziale prevedeva che i Beatles si esibissero al Roundhouse nel mese di gennaio del 1969 e che il materiale ripreso fosse utilizzato per montare uno special mandato in onda dalle televisioni di tutto il mondo.

I rapporti interpersonali e professionali tra i quattro musicisti proprio in quei mesi si stavano logorando vistosamente di giorno in giorno, tuttavia restavano da rispettare le adempienze contrattuali con la United Artists: l’accordo stipulato nel 1964 prevedeva la realizzazione di tre film. Nel 1968 il gruppo si era illuso di aver onorato il contratto con la casa di produzione cinematografica americana considerando “Yellow Submarine” (uscito il 17 luglio 1968, con prima nazionale al London Pavilion) come il famoso terzo film, dopo i due film diretti da Richard Lester: “A Hard Day’s Night” (in Italia “Tutti Per Uno”) del 1964 ed “Help!” (in Italia “Aiuto!”) del 1965. Purtroppo per loro non fu così, il lungometraggio animato non fu conteggiato dai funzionari della casa cinematografica, mancava quindi ancora un film per rispettare il contratto: si decise allora di consegnare alla United Artists gli spezzoni dei filmati che i Beatles avevano girato durante le sedute di registrazione negli studi di Twickenham e della Apple affinché venisse realizzata la fatidica terza pellicola!!!

I Beatles fin da subito non si erano trovati affatto a loro agio nel tetro e semivuoto studio-teatro di posa n. 1 dei Twickenham Film Studios, soprattutto perché le attrezzature e gli studi erano disponibili prevalentemente alla mattina presto e non avevano potuto quindi filmare di sera e di notte come avevano pianificato. In Merito  John dichiarò: “Non era possibile suonare alle otto del mattino o alle dieci, o a qualsiasi ora fosse, in uno strano posto, con la troupe che ti riprendeva e le luci colorate”. Le riprese presso lo studio di Twickenham iniziarono il 2 gennaio 1969 con i titolo provvisorio “Get Back”  e si protrassero fino al 15 gennaio, quando i Beatles decisero di trasferirsi nel nuovissimo studio di registrazione che si erano fatti allestire nei seminterrati della Apple e dove a partire da mercoledì 22 gennaio  avrebbero  continuato a lavorare fino alla fine del mese, terminando le registrazioni e le riprese con la famosa esibizione sul tetto dell’edificio della sede della Apple in Savile Row n.° 3 il 30 gennaio e con un’ ultima sessione di registrazione il 31 gennaio negli studi del seminterrato. Con il mese di gennaio le sedute di registrazione per il progetto furono ultimate, anche perché il 3 febbraio Ringo avrebbe iniziato le riprese del film “Magic Christian”: in poco meno di un mese erano state registrate 30 ore di musica e girate 96 ore di film, mancava solamente il montaggio, ma per ultimarlo… ci volle un anno intero.

In fase di discussione del progetto il regista Micheal Lindsay-Hogg propose di girare alcune scene in un anfiteatro romano in Tunisia. George protestò considerando l’idea poco pratica a causa delle difficoltà di trasporto della troupe e delle attrezzature in Africa, per non parlare dei costi altissimi dell’operazione. Le altre location proposte furono una nave in viaggio attraverso l’oceano, la Cattedrale di Liverpool e la Camera del Parlamento.  John fece anche un commento laconico: “Mi sto preparando ad un Manicomio …”. Venne poi presa la decisione di effettuare le riprese sul tetto della Sede della  Apple al numero 3 di Savile Row.

L’insoddisfazione e la frustrazione di George furono tali che venerdì 10 gennaio lo spinsero ad abbandonare temporaneamente le riprese soprattutto a causa del comportamento di superiorità che Paul assumeva nei suoi confronti. Ad un certo punto delle riprese nei Twickenham Studios George si rivolse al bassista dicendogli:”Mi sembra sempre di infastidirti”. La situazione peggiorò quando Paul diede alcuni consigli a George su come suonare. A quel punto George rispose : “Va bene, suonerò tutto quello che vuoi, o non suonerò affatto, se non vorrai!!!”. Dopo la pausa pranzo ed una animata discussione con gli altri tre Beatles nella sala mensa dei Twickenham Studios George abbandonò i compagni anche perché non voleva più esibirsi dal vivo con i Beatles, l’idea dello show televisivo ed il pensiero di andare in Africa o di accettare altri ingaggi lo irritava. Mercoledì 15 gennaio di ritorno a Londra dopo aver trascorso alcuni giorni con i genitori al Nord, George ebbe modo di incontrare John, Paul e Ringo. Durante una riunione serrata ed interminabile (dalla durata di cinque ore) annunciò l’intenzione di voler lasciare il gruppo, avrebbe fatto marcia indietro se gli altri Tre avessero accettato determinate condizioni: dovevano smettere di parlare di esibizioni dal vivo ed usare invece le canzoni destinate allo speciale televisivo, più alcune altre, per la realizzazione  di un album. Alla fine accettò il compromesso di suonare eccezionalmente sul tetto della Apple. Al suo effettivo ritorno in sala di registrazione, mercoledì 22 gennaio, George portò con se Billy Preston alle sedute pomeridiane, sperando che la presenza di un altro musicista avesse aiutato ad alleviare la tensione che c’era all’interno del gruppo. Harrison lo aveva incontrato ad un concerto di Ray Charles alla Royal Festival Hall e lo aveva invitato a far visita ai Beatles ed a partecipare alle sedute di registrazione nei seminterrati della Apple in primis per alleggerire l’atmosfera tesa e, dato che erano bandite le sovra incisioni, per aggiungere un quinto musicista fondamentale alla formazione. John, Paul e George conoscevano Billy Preston da lunga data, dal 1962, anno in cui, ancora adolescente, suonava nel complesso che accompagnava Little Richard nelle due settimane in cui la star di Pacom si esibì allo Star Club di Amburgo alternandosi sul palco con i Beatles. Oltre all’ effetto benefico dovuto al cambio di studi di registrazione, con la presenza di Billy le sessioni presero subito un altro verso, il ghiaccio che si era precedentemente creato fra i quattro musicisti di Liverpool si sciolse come d’incanto e quindi Preston fu scritturato per tutte le rimanenti sessioni del progetto “Get Back” ancora previste per un compenso di cinquecento sterline e, il 31 gennaio, la firma di un contratto con la casa discografica Apple (il 5 maggio dello stesso anno avrebbe iniziato la registrazione presso gli Olympic Sound Studios del suo primo album per l’etichetta prodotto in buona parte da George Harrison).

La celebre esibizione sui tetti della Apple fu concepita nel corso di una riunione  del 26 gennaio. Fu la prima delle due esibizioni consecutive dei Beatles con Billy Preston che conclusero il progetto “Get Back”: la seconda esibizione si tenne il giorno successivo, venerdì 31 gennaio, nello studio del seminterrato della Apple durante la quale i cinque musicisti si concentrarono sulla registrazione di tre brani ritenuti inadatti per il set sul tetto dell’edificio, ovvero “The Long And Winding Road” e “Let It Be” per le quali era necessario un accompagnamento di pianoforte e l’acustica “Two Of Us”. Per la registrazione di queste tre canzoni i Beatles e Billy Preston si posizionarono come per un concerto vero e proprio, sopra ed intorno ad una piattaforma: come si nota nel filmato di questa session contenuta nel film “Let It Be” al centro dell’attenzione c’era Paul, poiché l’autore dei brani.

Nel corso della riunione tenutasi il 26 gennaio, una volta abbandonata del tutto l’idea dello show televisivo, fu lanciata l’idea di un’esibizione a sorpresa del gruppo, da tenersi il giovedì successivo all’ora di pranzo sul tetto dell’edificio che ospitava gli uffici della Apple. L’idea era quella di gettare nello scompiglio più totale quella zona del centro di Londra e di offrire uno spettacolo gratuito agli impiegati ed ai negozianti che lavoravano nei dintorni. Oggi sono in tanti a reclamare la paternità dell’idea del concerto sul tetto, a riprova del consenso generalizzato che incontrò il progetto. Eppure George quel giovedì 30 gennaio non era ancora del tutto convinto e Ringo era della categorica idea di non partecipare all’iniziativa. Solo lo sforzo congiunto di John e Paul poté vincere la loro riluttanza. Alla fine tutto andò per il meglio, non era il deserto del Sahara, tantomeno un anfiteatro romano, ma i quattro suonarono per l’ultima volta dal vivo insieme, senza neppure essere raggiungibili dallo sguardo della folla riunitasi rapidamente nella strada sottostante, fornendo così al regista Lindsay-Hogg tutto il materiale audio-visivo necessario alla perfetta apoteosi per il progetto “Get Back”.

La sequenza delle canzoni interpretate nello storico concerto del 30 gennaio 1969, ribattezzato come “The Beatles’ Rooftop Concert” (ovvero il “Concerto sul Tetto dei Beatles”), era composta da cinque canzoni, alcune ripetute anche più di una volta:

1)- “Get Back” (Lennon-McCartney) (usata come prova volumi, non verrà inserita nel film “Let It Be”);

2)- “Get Back” (Lennon-McCartney);

3)- “Don’t Let Me Down” (Lennon-McCartney);

4)-“I’ve Got A Feeling” (Lennon-McCartney);

5)- “One After 909” (Lennon-McCartney);

6)-“Dig A Pony” (Lennon-McCartney);

7)-“I’ve Got A Feeling” (Lennon-McCartney) (Versionedifferente, non utilizzata per il film “Let It Be”);

8)- “Don’tLet Me Down” (Lennon-McCartney)(Versionedifferente, non utilizzata per il film “LetIt Be”);

9)- “Get Back” (Lennon-McCartney).

L’esibizione in quel freddo giovedì di fine gennaio del 1969 è passata alla storia come l’ultima dal vivo dei Beatles, anche se non fu un vero e proprio concerto. Lo show durò complessivamente 42 minuti (di cui circa la metà utilizzati nel sensazionale finale del film “Let It Be”), incominciò all’ora di pranzo (verso le 13.00) e paralizzò parte della Capitale fino all’arrivo della polizia che interruppe lo spettacolo!

La maggior parte dei 42 minuti prodotti quel  giorno sul tetto furono sfruttati commercialmente nel film “Let It Be” e nell’omonimo Album. Segue  una descrizione dettagliata del materiale eseguito nel corso di quello storico show, desunta dai nastri a otto piste conservati negli archivi della EMI.

1)- Ultimi preparativi, seguiti dalla comunicazione a gran voce del regista Michael Lindsay-Hogg: “A tutti gli operatori: vai con la prima!”. I musicisti partono con una prima interpretazione di “Get Back” utilizzata come prova generale e prova volumi. L’esecuzione è seguita da un timido applauso che evidentemente evoca a Paul una partita di cricket poiché il bassista cita nei commenti Ted Dexter (giocatore di cricket che militava all’epoca nelle file del Sussex e della Nazionale). John Lennon annuncia: “Ci è giunta una richiesta da Martin Lutero”.

2)- Segue una seconda versione di “Get Back”, (nel film “Let It Be” compare un azzeccato montaggio di queste prime due versioni). Alla fine del brano John comunica: “… arrivata richiesta per Daisy, Morris e Tommy”.

3)- Segue l’interpretazione di “Don’t Let Me Down” (contenuta nel film “Let It Be”).

4)- Segue subito a ruota una prima versione di “I’ ve Got A  Feeling” (contenuta sia nel film che nell’album), al termine della quale John afferma: “Oh, mamma mia…” (applausi) “… è proprio dura!!!”. Occorre osservare come a parte alcuni versi di “I’ ve Got A Feeling”, per tutta la durata dell’esibizione sul tetto, George non canta mai.

5)- Segue l’interpretazione di “The One After 909”, una delle primissime composizioni Lennon-McCartney, al termine della quale John cita sarcasticamente un verso della canzone tradizionale “Danny Boy” (contenuta sia nel film che nell’album).

6)- Segue una interpretazione di “Dig A Pony”, con una falsa partenza: “Uno, due, tre… aspetta!” (John si soffia il naso) “Uno, due, tre!”. Al termine John afferma: “Grazie fratelli… mani troppo fredde per suonare gli accordi” (versione contenuta sia nel film che nell’album, anche se su LP in fase di produzione  Phil Spector avrebbe poi tagliato il verso iniziale e finale “All I Want Is”). Prima dell’inizio dell’esecuzione, sul nastro ad otto piste, si sente anche una breve prova della canzone e la voce di John che chiede il testo: nel film si vede infatti un assistente di scena che si inginocchia davanti a lui con il testo applicato su di una cartelletta.

7)- Momento di pausa, l’assistente di scena Alan Parsons sostituisce il nastro poiché il primo è pieno. Nell’attesa i Beatles e Billy Preston iniziano ad improvvisare una versione molto breve di “Good Save The Queen”, l’inno Nazionale Britannico. Il nuovo nastro ne coglie una piccola parte che non viene inserita ne nell’album , ne nel Film.

8)- Si riparte con una seconda versione di “I’ve Got A Feeling” che esclusa sia dal film che dal disco.

9)- Segue una seconda versione di “Don’t Let Me Down” esclusa sia dal film che dall’album.

10)- Segue a ruota la terza versione di “Get Back” eseguita sul tetto, un po’ disturbata dall’arrivo della polizia che cerca di sospendere lo spettacolo, e riportare la quiete in Savile Row. La canzone non viene comunque interrotta del tutto e, pur arrancando, viene portata a termine dai musicisti, con Paul che sul finale improvvisa “Avete suonato un’altra volta sul tetto, e lo sapete che alla mamma non piace! Ora vi farà arrestare!”. Successivamente Paul rivolge un “Grazie Mo” alla moglie di Ringo Maureen Cox, per l’applauso e le acclamazioni entusiastiche. A questo punto John si avvicina al microfono e con il suo fare burlesco afferma: “Vorrei dirvi grazie a nome del gruppo e di tutti noi, speriamo di aver passato l’audizione!” (le frasi pronunciate da Paul e da John, ma non questa versione della canzone, sarebbero state inserite nell’album “Let It Be”: un’abile dissolvenza incrociata fra la versione di “Get Back” registrata il 28 gennaio negli studi del seminterrato della Apple con Billy Preston per il 45 giri e queste parole fa sembrare che anche la versione della canzone presente sul singolo provenga dall’esibizione sul tetto!!! L’unica documentazione reale della “Get Back” con finale barcollante è dunque quella ripresa dalle telecamere e contenuta nel Film “Let It Be” con tanto di parole di John e Paul).

L’esecuzione probabilmente si sarebbe ancora protratta ma fu interrotta dall’intervento della polizia che fu chiamata da qualche residente di Savile Row per porre fine allo scompiglio arrecato nel quartiere dalla insolita, e storica, apparizione live del gruppo.

Lindsay-Hogg, intervistato da Rolling Stone e chiamato in merito sul finale del film dichiarò: “L’idea dei Beatles era di introdurre un attore in uniforme da poliziotto, che entrava in scena interrompendo l’esibizione in modo piuttosto duro. In realtà durante le riprese arrivarono veramente i poliziotti e fu una fortuna che non avessimo ancora girato quella scena. Loro chiamarono il cellulare, ma furono molto gentili. Pensammo che sarebbe stata una buona idea mostrare come alcuni poliziotti possano essere anche gentili.

Il critico Michael Goodwin si rifiutò di credere che non furono utilizzati attori nei panni dei poliziotti e dichiarò: “Nell’ultima parte del film, nella scena in cui i Beatles si esibiscono sul tetto della Apple Building, arrivano alcuni poliziotti che cercano di capire da dove provenga quel baccano. Li vediamo prima all’esterno, per strada, mentre arrivano al portone del palazzo. Aprono la porta (l’inquadratura è sempre dall’esterno), poi interviene un “controcampo”,un’inquadratura in cui li vediamo completare l’azione (aprire la porta), ripresi dall’interno. Il montaggio di questa scena sarebbe normale per un film girato in studio, con attori, ma trovo difficile credere che questo attacco ad incastro delle due scene si possa realizzare in un documentario. Quindi la domanda sporge spontanea: erano attori o poliziotti veri?”

 

CURIOSITA’

L’esibizione è integralmente conservata negli archivi della EMI, sotto forma di due nastri a otto piste. Glyn Johns fu il tecnico della registrazione, sepolto nello scantinato della Apple, e così tristemente impossibilitato ad assistere con i propri occhi allo storico evento, mentre Alan Parsons, fan dei Beatles altamente impressionato dall’accaduto, ebbe il ruolo di operatore nastri. I nastri ad otto piste furono incisi come segue:

1)- Voce Paul;

2)- Voce John (e George nei cori di “I’ ve Got A Feeling”);

3)- Organo Billy Preston;

4)- Basso Paul;

5)- Nastro di sincronizzazione per la troupe del film;

6)- Batteria Ringo;

7)- Chitarra John;

8)- Chitarra George.

Alan Person, la mattina del 30 gennaio fu mandato da Glyn Johns, il tecnico della registrazione, ad acquistare delle calzedi nylon da mettere sopra i microfoni, per evitare che captassero il rumore del vento. A tal proposito ricorda: “Mi sentii un completo imbecille ad andare da Marks and Spencer a chiedere un paio di calze da donna. “Che Taglia Signore?” “O, non importa …” Lo sguardo che mi lanciarono era molto, molto diffidente”.

Dave Harries e Keith Slaughter, ingegneri tecnici, ebbero problemi analoghi, questa volta con le autorità costituite. “Quella mattina presto,” ricorda Harries “alle cinque circa, ci dirigemmo verso Londra su un furgoncino della EMI carico di cavi ed attrezzature varie, pezzi di legno, amplificatori, altoparlanti, Dio sa cos’altro, e la polizia ci bloccò a Kings Langley. Avevamo questi cappotti pesanti e cappelli in testa, e sembravamo esattamente una coppia di scassinatori. Il poliziotto ci chiese dove stavamo andando, e noi rispondemmo: “Se glielo dicessimo, Lei non ci crederebbe mai…” Per fortuna ci lasciò andare!”

Nonostante fosse stato scelto un orario prossimo al mezzogiorno, tutta l’esibizione dei Beatles fu accompagnata da un forte vento gelido. Non c’è quindi da stupirsi che Ringo Starr si fece prestare l’impermeabile rosso dalla moglie Maureen Cox per ripararsi dal freddo e che lo stesso fece John con la pelliccia della moglie Yoko Ono.

All’uscita del singolo “Get Back” / “Don’t Let Me Down” la Apple ricavò dal materiale girato da Michael Lindsay-Hogg due filmati promozionali (a colori, 16 millimetri) che distribuì alle emittenti televisive. Non furono invece utilizzate le riprese effettuate in studio il 28 gennaio durante le registrazioni del singolo ma altri materiali (differenti da quelli poi inseriti nel film “Let It Be”) sincronizzati con le versioni del disco: per “Get Back” furono utilizzate le immagini riprese sul tetto mentre per “Don’t Let Me Down” una combinazione tra queste e quelle effettuate negli studi di Twickenham.

In Gran Bretagna andò in onda solamente il filmato di “Get Back”: in un primo tempo in  bianco e nero in quattro diverse puntate di Top Of The Pops (BBC 1 il 24 aprile, l’8 maggio, il 15 maggio ed il 22 maggio sempre dalle ore 19.30 alle 20.00) ed in un secondo tempo  a colori, nella prima parte di Top Of The Pops ’69 trasmessa nel giorno di Natale del 1969 dalle ore 14.15 alle ore 15.00. Negli Stati Uniti furono invece presentati i filmati di entrambe le canzoni all’interno del programma The Glenn Campbell Goodtime Hour (CBS, mercoledì 30 aprile 1969 dalle ore 19.30 alle ore 20.30).

Ricorda Dave Harris : “C’era gente che si sporgeva quanto poteva dai balconi e da tutte le finestre di ogni ufficio dei dintorni. E c’era la polizia alla porta, George Martin diventò bianco! Ma noi volevamo fermare il traffico, volevamo far esplodere il West End tutt’intero…”

Ricorda Alan Parson: “Fu uno dei giorni più eccitanti della mia vita, vedere i Beatles che suonavano assieme e ricevevano una risposta istantanea dalla gente attorno, cinque cineprese sul tetto, cineprese per la strada, dappertutto, era quasi incredibile … una giornata magica, non si può dire che magica!”

La prima mondiale del film “Let It Be” ebbe luogo a New York City il 13 maggio 1970. La settimana successiva, il 20 maggio, ci fu una doppia e contemporanea Prima Nazionale in Inghilterra, a Liverpool al Gaumont Cinema ed a Londra al London Pavillon. A nessuna delle tre proiezioni assistette un membro dei Beatles: questo dimostra quanto ci tenessero a questo progetto i quattro musicisti. Quando il film uscì nelle sale cinematografiche i Beatles si erano di fatto sciolti da un paio di mesi anche se l’ ufficialità dello scioglimento fu data  da Paul McCartney il 10 aprile 1970 con un comunicato stampa per promuovere il suo album solista “McCartney”.

Nel 1971 l’ album “Let It Be” fece vincere ai Beatles i due più importanti riconoscimenti che possano essere attribuiti alla colonna sonora di un film: l’Oscar quale Migliore Colonna Sonora (categoria Adattamento Con Canzoni Originali) ed il Grammy Award quale Migliore Colonna Sonora.

Il singolo “Get Back” / “Don’t Let Me Down” pubblicato in Inghilterra l’ 11 aprile 1969 su 45 giri Apple R 5777 è accreditato a “The Beatles With Billy Preston”. Preston sarà l’unico artista ad avere l’onore di comparire ufficialmente come musicista sulla copertina di un loro disco per volere dei Beatles. Per contro il ruolo di George Martin, per il quale lo stretto rapporto tra Glyn Johns ed il gruppo è diventato molto scomodo, fu più che controverso in questo periodo. I Beatles sembrano fare poco caso al lavoro svolto dal loro storico collaboratore, al punto che il suo nome non comparirà come Produttore nei crediti del singolo.

Il famoso  Rooftop (concerto sul tetto dei Beatles) è stato fonte di ispirazione per altre “iniziative” analoghe da parte di altri musicisti. Memorabile il concerto improvvisato dagli U2 sul tetto del Republic Liquor Store, un negozio di liquori di Los Angeles, nel quartiere di Downtown tra la East 7th Street e la South Main Street  il 27 marzo 1987 per registrare il video promozionale del loro singolo“Where the Streets Have No Name” (pubblicato il 4 agosto 1987 in Inghilterra su etichetta Island Record IS 340 conSilver And Gold” e “Sweetest Thing” come doppio lato B, che raggiunse la posizione n 4 della classifica inglese di vendita dei Singoli ) durante il quale si radunarono circa mille spettatori occasionali creando non pochi problemi sulla viabilità del quartiere e rendendo anche in questo caso necessario l’intervento delle forze dell’ordine per riportare la situazione alla normalità. Nell’anno successivo, il 1988, il video venne premiato con il Grammy Award come miglior video.

Anche i Red Hot Chili Peppers si ispirarono al famoso Rooftop dei Beatles per girare un video promozionale per “The Adventures of Rain Dance Maggie” loro primo singolo utilizzato per promuovere il loro decimo album di inediti “I’M Whit You” pubblicato il 26 agosto 2011 per la Warner Bros. Nel tardo pomeriggio del 30 luglio del 2011 i quattro musicisti californiani tennero un concerto di due ore e mezza sul tetto di un palazzo di Venice Beach a Los Angeles. In questo caso, l’evento venne promosso alcuni minuti prima attraverso i social network, per cui molta gente riuscì a raggiungere il luogo del “semi” improvvisato concerto. Il video, diretto dal regista statunitense Marc Klasfeld, è stato trasmesso  per la prima volta su MTV il 17 agosto 2011.

Nel primo episodio della quinta stagione del cartone animato “The Simpsons” intitolato “Homer’s Barbershop Quartet” (in Italia “Il Quartetto vocale di Homer”), in un parallelo con la storia dei Beatles, Homer racconta di come nel 1985 lui, il preside Skinner, Apu e il commissario Winchester (poi sostituito da Barney) arrivarono alla fama con il quartetto vocale “The Be Sharps“. Viene fatta parodia anche del famoso concerto sul tetto dei Beatles.Non appena finisce l’esibizione della band ed i crediti iniziano a scorrere, Homer ripete la famosa  frase di John Lennon sul fatto di aver passato il provino!!! George Harrison,  guest star nell’episodio, a proposito del concerto afferma semplicemente “E’ stato fatto”.

Paul McCartney il 15 luglio 2009 torna ad esibirsi al The Ed Sullivan Theater, il teatro che lo vide esordire con i Beatles negli U.S.A. il 9 febbraio 1964 all’ “Ed Sullivan Show” davanti a 73 milioni di telespettatori, con una partecipazione al David Letterman Show. Nel pomeriggio dopo un’ intervista viene tenuto un breve concerto sul terrazzo soprastante l’ingresso del teatro eseguendo “Get Back”, “Sing The Changes”, “Coming Up”, “Band On The Run”, “Let Me Roll”, “Helter Skelter” e “Back in the U.R.S.S.” davanti ad un pubblico occasionale di quattromila persone. La puntata fu vista da ben 4.4 milioni di telespettatori, ben il 75% in più rispetto allo show rivale The Tonight Show whit Conan O’Brian. Lo stesso giorno, il Late Show ricevette 5 nomination a premi Emmy.

 

HANNO DETTO IN MERITO

JOHN: “La cosa che più mi manca e di sedermi semplicemente con un gruppo e suonare.Con i Beatles le cose si sono fatte sempre di meno in gruppo: abbiamo smesso di fare tournée e ci riunivamo solo più per registrare, e le sessioni di registrazione coincidevano con le prove. Quindi suonavamo solo quando registravamo. A volte era un peso. E’ come per un atleta:devi continuare sempre a suonare per tenerti in esercizio. Noi ci riposavamo per dei mesi, poi, improvvisamente, andavamo in studio e ci si aspettava che fossimo di nuovo perfetti. Ci voleva qualche giorno per scioglierci e suonare di nuovo insieme e per questo i Beatles, dal punto di vista musicale, non sono stati così uniti negli ultimi anni. Anche se avevamo imparato molta tecnica che ci permetteva di produrre buoni dischi, musicalmente non eravamo così omogenei come negli anni precedenti, e questo mancava a tutti.”

 

PAUL: “A dire il vero è stato un bel divertimento. Abbiamo dovuto regolare i microfoni e mettere insieme uno spettacolo. Ricordo di aver visto Wicki Wickham di Ready, Steady Go!, un nome che è tutto un programma, che, per qualche motivo, si trovava sul tetto di fronte, con la strada che ci divideva. Era seduta là, con un paio di amici, poi le segretarie degli avvocati della palazzina vicina sono uscite sul loro tetto.
Abbiamo deciso di suonare tutto quello che avevamo provato e di registrarlo. Se la registrazione fosse venuta bene, si sarebbe usata quella, in caso contrario avremmo utilizzato uno dei nastri registrati nello scantinato. Ci siamo davvero divertiti molto perché eravamo all’aperto, una cosa insolita per noi. Non suonavamo all’aperto da molto tempo. Si trattava di una ambientazione molto strana, perché a parte Wicki Wickham e pochi altri, non c’era pubblico. Noi, apparentemente, suonavamo nel nulla,per il cielo, una cosa molto carina. Hanno fatto delle riprese anche giù in strada, e la gente si chiedeva. “Ma cos’è questo rumore?”

 

GEORGE : “Siamo andati sul tettoper risolvere l’idea del concerto dal vivo, perché era molto più semplice che andare altrove; per di più nessuno lo aveva mai fatto e sarebbe stato interessante vedere che cosa sarebbe accaduto quando avessimo cominciato a suonare lassù. E’ stato un interessante studio sociologico nel suo piccolo. Montammo una cinepresa nella reception della Apple, dietro unafinestra perché nessuno potesse vederla e filmavamo quelli che entravano. Arrivò la polizia e tutti gli altri dicendo “Non potete farlo, fermatevi!””.

 

RINGO : “La polizia mi delude sempre. Qualcuno dei vicini aveva chiamato la polizia e, quando sono saliti, io continuai a suonare e pensa: fantastico! Spero che mi trascinino via! Volevo che i poliziotti mi trascinassero via. “La smetta con quella batteria!”,  perché ci stavano filmando e sarebbe stato davvero fantastico vederli prendere a calci i piatti e tutto il resto. Beh, naturalmente non l’hanno fatto. Sono arrivati borbottando : “Dovete smetterla con questo rumore”. Poteva essere favoloso”.

 

GEORGE MARTIN (storico produttore di Beatles): “Io ero al piano di sotto mentre loro suonavano sul tetto, ed ero preoccupatissimo di finire alla stazione di polizia di Savile Row per disturbo della quiete pubblica”.

 

DEREK TAYLOR (addetto stampa dei Beatles): “Il 30 gennaio, il giorno del concerto sul tetto, ricordo di aver sentito della musica al piano di sopra. Ero totalmente occupato dal solito problema di arrivare al lavoro per chiedermi che cosa stesse accadendo. Sapevo che ci sarebbe stato qualcosa sul tetto, ma non erano affari miei. Avevo altro da fare, ho visto la gente per la strada e ho sentito l’inizio del concert pensando che quella musica era bellissima.

Non sono andato sul tetto perché ero occupato con la stampa: dovevo rispondere alle telefonate. I telefoni erano roventi perché in un attimo tutta Londra ha saputo che i Beatles stavano suonando sul tetto, ed è stato favoloso. E’ stata la prima storia buona, grande e positiva, senza imprevisti dopo molti mesi.

Certamente possono aver dato fastidio ad alcuni, come dimostra il film, ma le telefonate venivano in gran parte dalla stampa, entusiasta che i ragazzi suonassero ancora. E’ stato bello, e lo è ancora adesso”.

Ecco la prima versione di “Don’t Let Me Down”  registrata dai Fab Four durante il concerto del 30 gennaio 1969 ed utilizzata per il finale del Film “Let It Be”:

BIBLIOGRAFIA:

Beatles Otto Anni Ad Abbey Road”, Mark Lewisohn,1990, Arcana Editrice Srl,Milano;

Strawberry Fields Guida Essenziale Alla Storia Dei Beatles”, Mark Lewisohn, 1995,Giunti Gruppo Editoriale, Firenze;

La Grande Storia Dei Beatles”, Mark Lewisohn, 1996, Giunti Gruppo Editoriale, Firenze;

Il Cinema Dei Beatles”, S. Arcagni, P.G. Cucco, G. Michelone, 1998, Edizioni Falsopiano, Alessandria;

Anthology”, The Beatles, 2000, Rizzoli, Milano;

Beatles L’ Enciclopedia”, Bill Harry, 2001, Arcana Srl, Roma;

Il Libro Bianco Dei Beatles”, Franco Zanetti, 2012, Giunti Editore S.p.A., Firenze;

The Beatles La Vera Storia”, Bob Spitz, 2014, Sperling & Kupfer Editori S.p.a., Milano;

https://it.wikipedie.org .