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16 agosto 1977: muore Elvis Aaron Presley, “The King Of Rock ‘n’ Roll”

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ULTIMA FOTO DI ELVIS PRESLEY VIVO - THE BEAT CIRCUS CUNEO

Elvis rientra a Graceland con Ginger Alden dopo la visita al suo dentista Dr. Lester Hofman. Sono le 00.30 del 16 agosto 1977: questa fotografia scattata da un fan fuori dalla dimora di Presley è l’ultima immagine che ritrae Elvis in vita.

 

Il 16 agosto 1977 il mondo fu scioccato da una notizia tremenda che giungeva da Memphis, Tennessee: il quarantaduenne Re del Rock’ n’ Roll Elvis Aaron Presley veniva trovato morto nella sua abitazione di Graceland alla vigilia di un tour che sarebbe dovuto partire il giorno seguente, 17 agosto da Portland. Una notizia che sconvolse il mondo intero, ma che in realtà, purtroppo, non colse del tutto di sorpresa chi era vicino al cantante (amici e parenti) e i suoi fidi Fans. Purtroppo Elvis, da diversi anni stava attraversando un periodo caratterizzato da seri problemi di salute, artistici e famigliari che stavano minando l’incolumità del cantante.

I lunghi periodi di lontananza dalla famiglia a causa delle interminabili tournèè programmate dal famigerato  Colonnello Parker, i sempre più frequenti rapporti con altre donne, e la precaria salute di Elvis (che aveva aumentato considerevolmente l’uso di farmaci dal suo ritorno alle esibizioni dal vivo nel 1969) spinsero l’adorata moglie Priscilla a dividersi da lui, nel febbraio del 1972. Il 9 ottobre del 1973 venne inoltre sancito il divorzio a Santa Monica, e, sebbene l’amicizia tra Elvis Presley e la ex-moglie Priscilla sia durata per tutta la vita del cantante, ciò gli provocò un lungo periodo di acuta depressione.

Barbiturici, tranquillanti e anfetamine  diventarono suoi compagni di tutte le ore del giorno e della notte. La cosa non fu senza conseguenze, e frequenti furono i ricoveri in ospedale.

A quella che sembrava la crescita di uno stato ipocondriaco, si aggiungevano i risultati di una alimentazione disordinata, che portarono Presley a ingrassare vistosamente e a sottoporsi a diete dimagranti a base di medicinali.

Alla fine del 1973 la salute di Elvis cedette di schianto. Il suo chitarrista John Wilkinson lo ricorda “Gonfio come un otre, balbettante, un vero rottame… c’era qualcosa che assolutamente non andava nel suo fisico. Stava così male che le parole nelle sue canzoni erano totalmente indecifrabili.”

L’ultima esibizione di Presley fu a Indianapolis il 26 giugno 1977 . Si trattava della 55° esibizione live del  1977, la 1821° della sua ventennale carriera. Nel corso degli ultimi anni, dal 1969 al 1977,  Elvis aveva indossato gli abiti del Re del Rock per ben 1094 volte, in media un’ esibizione ogni 3 giorni, un numero impressionante di concerti che provarono profondamente la salute del cantante di Tupelo, tenendo conto anche dei lunghi trasferimenti fra un concerto e l’ altro. Il 26 giugno ad Indianapolis, nonostante le precarie condizioni di salute, Elvis regalò ai 18.000 spettatori della Market Square Arena di Indianapolis un concerto memorabile, il migliore di tutto il 1977, dimostrando di stare ancora a suo agio sul palco in mezzo ai suoi adorati fans e di avere ancora voglia di fare musica.

Dopo il concerto, Elvis torna a Memphis per riposare e preparare il suo nuovo tour, previsto per dopo la metà di agosto, 12 concerti in 10 città di 7 stati diversi, partenza il 17 agosto a Portland, nel Maine, e chiusura il 28 agosto nella sua Memphis, nel Tennesse. Il 16 agosto, poco dopo mezzanotte, Elvis torna a Graceland dopo essere stato dal suo dentista di fiducia Dr. Lester Hoffman, per la sostituzione di una capsula permanente. Fino alle prime ore del mattino rimane sveglio con la famiglia e il suo staff  facendo una partita a raquetball: giocando quasi da fermo e cercando di colpire con la pallina suo cugino Billy Smith finisce con il ferirsi leggermente ad una gamba con la racchetta, solo a questo punto la partita viene sospesa ed Elvis, non ancora stanco, si mette al piano nella Jungle Room (sala della musica di Graceland), e si sbizzarrisce cantando alcuni brani gospel, l’ultimo dei quali è il tristissimo “Blue Eyes Crying in the Rain”, di Willie Nelson. Successivamente  cura gli ultimi dettagli per il nuovo concerto che avrebbe dovuto tenere a Portland, nel Maine il 17 agosto. Verso le 7.00 del mattino si ritira in camera per riposare prima della partenza per il nuovo Tour. Sono le sue ultime ore di vita.  Alle 9:30 Elvis si reca in bagno per continuare la lettura del libro The Scientifc Search For The Face Of Jesus di Frank Adams che lo stava appassionando.Nel primo pomeriggio, verso le 14:00, squilla un campanello nel centralino di Graceland: proviene dall’ interfono di una delle stanze al secondo piano. Strada solleva la cornetta: dall’altra parte esce la voce, agitatissima, di Ginger Alden. «Al, presto… vieni subito in bagno… Elvis è svenuto». Al Strada (fidatissima guardia del corpo di Presley nonchè addetto al suo guardaroba) sale velocemente al piano superiore. Nel giro di qualche minuto, il campanello suona nuovamente. «Joe… sali immediatamente… c’è bisogno di te». Il tono di Al Strada non ammette repliche. Joe Esposito (altro stretto collaboratore nonchè amico di Elvis dai tempi del servizio militare e membro della cosiddetta Memphis Mafia) si muove immediatamente e in meno che non si dica raggiunge il bagno del suo capo: il corpo di Elvis giace sul pavimento a faccia in giù, davanti alla tazza del water, con il volto violaceo ed i calzoni del pigiama abbassati. Esposito lo gira sulla schiena, prova a sentire il polso. Quindi, con atto compassionevole, gli tira su i pantaloni. Nonostante la bocca sia bloccata, Joe ha la sensazione di percepire un soffio d’aria uscire dai polmoni di Elvis. Prova subito a praticargli un massaggio cardiaco ma, poco dopo, preferisce chiamare il 911, il numero delle emergenze. «Presto», dice, «mandate urgentemente un’ambulanza a Graceland. Per favore, non perdete tempo…». Sono le 14.33. Intanto, Vernon Presley (il papà di Elvis) entra in bagno. È sconvolto. «Elvis non ci lasciare…», continua a ripetere tra le lacrime. Anche Lisa Marie, unica figlia di Elvis e Priscilla Beaulieu, che non ha ancora compiuto 10 anni, assiste alla scena. «Ginger, porta Lisa via da qui», intima Joe Esposito. Poco dopo, giunge l’ambulanza. Quando gli infermieri inflano la barella con il corpo di Elvis all’interno del veicolo, arriva il Dottor Nicholopolous, avvisato prontamente da Al Strada. Lui, Esposito e Charlie Hodge (chitarrista ed amico di Elvis dai tempi del servizio militare) salgono sul mezzo di soccorso in direzione del  Baptist Memorial Hospital. Sono le 14:56 quando l’ambulanza raggiunge il pronto soccorso dell’ospedale. Ma dopo mezz’ora di inutili tentativi di rianimazione, alle 15:30, Elvis Aaron Presley viene dichiarato morto per un attacco cardiaco. Aveva 42 anni.

Meno di un’ora dopo l’annuncio della morte di Elvis, un migliaio di persone si erano riunite davanti al cancello di Graceland. Un’ora più tardi erano tremila. Nel pomeriggio diventarono ventimila. In tarda serata erano ottantamila. Da tutto il mondo piovvero ordini ai fioristi di Memphis perché confezionassero dei cuscinetti floreali a forma di chitarre, cani, orsacchiotti, cuori spezzati e corone. Furono organizzati due voli speciali che trasportarono cinque tonnellate di fiori dalla California e dal Colorado.

 CAUSE DEL DECESSO

Il 16 agosto 1977, Elvis è morto nel suo bagno personale a Graceland, presumibilmente per un attacco  cardiaco. Tuttavia, vi sono dati contrastanti per quanto riguarda la causa della sua morte. Secondo il noto biografo di Presley, Peter Guralnick , il cantante “aveva vomitato dopo essere stato colpito da infarto, a quanto pare mentre era seduto sul water”. Nel suo corpo furono trovate quattordici sostanze medicinali a lui prescrittegli dal medico personale, sostanze dunque legalmente somministrate ad Elvis, il quale non faceva uso di sostanze stupefacenti.  Billy Smith, membro della  Memphis Mafia (gruppo di amici e parenti che viveva con Elvis a Graceland), afferma che Elvis prese tre confezioni di medicine la mattina del 16 agosto, le prime due alle ore 6.00 ed alle 7.45. Subito dopo Smith andò via, perciò non sa se e quando Elvis ingerì la terza scatola, ma sicuramente non le ingerì tutte e tre in una sola volta. Le sue confezioni di medicine di solito contenevano quantità variabili di Seconal, Placidyl, Valmid, Tuinal e Demerol. Secondo il personale di Graceland, Elvis stava facendo una dieta di soli liquidi per perdere peso, ma aveva mangiato un po’ di biscotti e gelato. Stando a quanto afferma David Stanley (fratellastro di Elvis), in terra c’erano alcune siringhe (ma i testimoni non sono d’accordo sul numero): Presley potrebbe quindi aver assunto altre sostanze. Altra causa imputata per la morte di Presley fu l’obesità. Secondo la stima del medico che effettuò l’autopsia sul corpo del cantante, Elvis al momento del decesso pesava circa 158 kg. Aveva messo su una buona parte di quel peso nell’ultimo periodo, dato che passava il tempo seduto nella sua stanza ricorrendo al cibo per consolarsi: dolciumi fritti, cheeseburger, gelati, pizze, panini fritti con bacon,  burro di noccioline e banane. I medici che lo ebbero in cura avevano cercato senza successo di cambiare il regime alimentare di Elvis già nel 1974. Molti membri dell’entourage di Presley hanno cercato di spiegare il dolore che provava negli ultimi anni ed il suo aspetto. Red West disse ad Elvis al telefono nel 1976: “Tu mangi tanto ma non sei grasso come la gente grassa”. Billy Smith descriveva il modo in cui lo stomaco di Elvis si gonfiava all’improvviso, mentre secondo il fotografo della tournee Ed Bonja : “Certi giorni nelle fotografie veniva come se l’avessero gonfiato d’aria”. Parlando con West Elvis dava la colpa del suo aspetto al malfunzionamento del suo intestino. Sicuramente c’era qualcosa che non andava nel suo colon, che nell’autopsia risultò pieno di pus, ed il fegato era stato danneggiato, probabilmente dalle pillole. Quest’ ultima ipotesi sulla sua morte viene formulata anche da un suo stretto conoscente nonché suo medico personale, il dottor George Nick Nichopoulos, che durante gli ultimi  dodici anni della vita di Elvis l’ha avuto in cura. Il medico ha recentemente pubblicato un libro dal titolo The King and Dr. Nick, in cui spiega nel dettaglio la sua versione delle reali cause della morte di Elvis. Secondo il dottore, Elvis morì a causa di una costipazione cronica e che, per questo motivo, fu trovato morto vicino al suo WC. La costipazione cronica causa infatti un colon sproporzionato, una mobilità intestinale quasi inesistente e anche obesità (tutte circostanze riscontrate durante l’autopsia del cadavere). Anche il cuore risultò ingrossato, forse addirittura del 50%, ma in ogni caso abbastanza da far sì che uno dei medici legali, nel corso dell’autopsia, lo sollevasse per mostrare ai colleghi quanto fosse grande.  Il cuore ingrossato è il sintomo classico di quella condizione cronica conosciuta come insufficienza cardiaca, il che significa semplicemente che il cuore non è in grado di pompare il sangue come dovrebbe. Altri sintomi suonano famigliari a chi frequentava da vicino Elvis negli ultimi periodi: fiato corto, anche quando stava disteso, sensazioni di capogiro, aumento di peso, che può causare gonfiore dell’addome, ai piedi ed alle caviglie, diminuzione della vigilanza, difficoltà nel dormire, restringimento delle arterie ed aumento della pressione. Due anni prima della sua morte i medici che lo seguivano erano molto preoccupati per il suo colesterolo. Uno specialista disse che le sue arterie stavano iniziando ad indurirsi quando morì, inoltre un dipendente di un ospedale disse alla rivista Rolling Stone che “Elvis aveva le arterie di un uomo di ottant’anni”.  Alcune ricerche recenti suggeriscono che le persone sottopeso alla nascita e durante l’infanzia, nella vita adulta possono essere colpite da malattie cardiache più delle altre. Per sua stessa ammissione, Elvis prese sedici kg nell’anno in cui raggiunse la fama a livello nazionale, forse il primo in cui sentiva che poteva permettersi di mangiare. Non trascurabile anche l’ipotesi di uno sock anafilattico provocato da una parziale allergia alla codeina, sostanza presente in dosi massicce nei farmaci contro il mal di denti di cui Presley faceva uso durante quei giorni.

Alcuni fan si aggrappano ad ogni accenno alle condizioni mediche (come le voci, non confermate da alcun dottore ne dall’ autopsia, secondo le quali Elvis soffriva di un tumore alle ossa) per assolvere Elvis dalle responsabilità del suo destino. Comunque l’abuso di sostanze tossiche è un fattore chiave fra le cause dell’insufficienza cardiaca; in altre parole, le pillole potrebbero anche non aver ucciso Elvis sul momento, ma insieme alle sue abitudini alimentari e agli elevati livelli di stress (un concerto ogni tre giorni negli ultimi nove anni di vita…), possono essere state alla radice dell’attacco che lo ha portato alla morte.

FUNERALE E CURIOSITA’

CORTEO FUNEBRE ELVIS 49 CADILLAC - THE BEAT CIRCUS CUNEO

Martedì 18 agosto 1977: 49 Cadillac bianche accompagnano Elvis da Graceland al Cimitero di Forest Hill di Memphis. Lungo la strada 80.000 persone danno l’ultimo saluto al Re del Rock’ n’ Roll.

I funerali sono stati un altro show indimenticabile. C’erano tutti i quarantenni che si sono sentiti improvvisamente invecchiati, gli esponenti della generazione di mezzo vilipesi e castigati negli anni ’50 per essersi identificati con un cantante proletario che aveva fatto saltare i nervi all’ America borghese e benpensante di Eisenhower. Ottantamila persone ad un funerale non si erano mai viste. Prima la pioggia poi il sole cocente del Tennessee non hanno tenuto lontano i fans del cantante: il capo della polizia di Memphis, Buddy Chapman era disperato, tre elicotteri sorvegliavano la zona per evitare disordini, il governatore dello stato ha decretato un giorno di lutto nazionale. Una fila lungha oltre un chilometro e mezzo, davanti alla casa di Presley per vederlo: dentro una cassa di bronzo scoperta, vestito di bianco crema, la camicia azzurra, la cravatta a righe. A sera per far sgombrare la gente, i poliziotti hanno dovuto percorrere i marciapiedi in moto. Molti hanno pernottato all’aperto per poter vedere la partenza del furgone verso il cimitero. Impossibile trovare un fiore nella città: i più astuti hanno confezionato corone, grandi e piccole, a forma di chitarra. Qualche compagnia aerea ha organizzato voli charter. Tutto esaurito nei motel. Affari colossali per supermarket, per venditori ambulanti di bibite e hamburger. Ai visitatori, quattro per volta, era concesso sostare solamente dieci secondi davanti alla salma; con tutto ciò si calcola che circa quindicimila persone abbiano atteso inutilmente per ore di poter entrare nella Sala Della Musica della villa di Presley dove era stata allestita la camera ardente. La cerimonia funebre è stata ufficiata nell’abitazione del cantante. Non vi hanno assistito molte persone: il padre del Cantante Vernon Presley, altri parenti più  stretti, Ginger Alden, la ventenne reginetta di bellezza che sarebbe dovuta diventare la  seconda moglie del Cantante, gli amici più intimi, i collaboratori più vicini. Tra gli altri Sammy Davis Jr., James Brown, Jacqueline Onassis con Caroline. I particolari della cerimonia erano stati già curati in vita dal cantante e da suo padre.

Ci fu anche un  episodio tragico e folle: alle prime ore del mattino di lunedì proprio davanti al Graceland, la grande residenza di Elvis dalle bianche colonne, un uomo investì in pieno la folla di fans che vegliavano. Due morti, un ferito grave.  Il conducente tentò di fuggire ma fu raggiunto dai poliziotti  che lo arrestarono insieme a tre donne che erano con lui.

Nel pomeriggio del 29 agosto 1977, a appena undici giorni dalla sepoltura, non mancò un bizzarro e quasi ridicolo tentativo di trafugare la salma di Elvis da parte di tre uomini. Il 2 ottobre 1977, le salme di Elvis e della Madre Gladys vennero prelevate dal cimitero di Forest Hill da due carri funebri bianchi scortati da otto agenti di polizia della città e cinque dipendenti della Selby County, e vennero sepolte nel Giardino della Meditazione di Graceland, a Sud del parco della villa  dopo aver ottenuto regolare permesso dalla municipalità di Memphis. “Finalmente riposeranno in pace” disse un commosso Vernon al ristretto gruppo di presenti alla tumulazione, formato da parenti ristretti, all’ora del crepuscolo.

Al cimitero, dove già erano in vendita ai cancelli gli «stichers» per l’automobile con la scritta «Elvis vive. Lunga vita al Re» (prezzo di un dollaro e primo esempio della commercializzazione del mito), ne successero di tutti i colori. Oltre 4.500 corone e cuscini, molti a forma di chitarra, tutti inviati da fans adoranti furono spogliati completamente da ammiratori alla ricerca di un ricordo. Finiti i fiori, cominciarono a portarsi via zolle erbose. Sembrava un campo di battaglia. Un altro effetto immediato fu la folle richiesta di dischi: la RCA dovette andare per settimane con turni di lavoro di 24 ore su 24 ore per far fronte alla domanda. L’amore e il desiderio dei fans di tenersi un ricordo (oggi in effetti sono ricercati a prezzi da collezione) mise nei guai per mesi gli organizzatori della tournée che Elvis avrebbe dovuto cominciare il 17 agosto. Avevano 600.000 dollari di biglietti da rimborsare e non c’era un fan che volesse restituire il prezioso tagliando.

Il 6 settembre 1977 il mondo venne scioccato dalla pubblicazione in prima pagina del  Tabloid National Enquirer della fotografia della salma di Elvis all’ interno della bara. Iain Cadler, direttore della testata, ammette che ottennero la foto dal cugino di Elvis, Bobby Mann, per il prezzo di $ 18.000. Convinsero Mann Calder ad introdurre una macchina fotografica a Graceland e a scattare una foto al corpo di Elvis. La foto scioccante apparve sulla copertina dell’ Enquirer e permise di raggiungere un numero record di copie vendute pari a 6.500.000 copie. E’ diventata e rimasta la copertina più famosa. Il ritorno al National Enquirer, di tale investimento è stato un profitto del 1000%.

Ecco la dichiarazione di Jimmy Carter, presidente degli U.S.A., a riguardo della scomparsa di Elvis:
“La morte di Elvis Presley priva il nostro paese di una parte di sé. La sua musica e la sua personalità, fondendo gli stili della parte bianca della nazione ed il rhythm and blues nero, cambiarono definitivamente l’aspetto della cultura popolare americana. Il suo seguito fu enorme e, per la gente di tutto il mondo, fu il simbolo della vitalità, ribellione e buon umore di questo paese. Esplose sulla scena più di venti anni fa con un impatto che fu senza precedenti e che probabilmente non sarà mai uguagliato.”

Ecco la dichiarazione di Jerry Schilling, amico di lunga data di Elvis e membro della Memphis Mafia, che riassume il pensiero di chi da anni era vicino ed Elvis e si rendeva conto di che direzione stava prendendo la vita e la carriera  di Elvis negli ultimi anni: “Quello che è successo ad Elvis è quello che capita alle persone creative quando si pensa solo nel breve termine. Non si può dare la colpa di tutto questo al Colonnello Parker, ma il più grande fallimento della collaborazione fra Elvis ed il Colonnello è che Elvis adesso non è più con noi. Non è morto per le pillole, è morto perchè non riusciva più a trovare le sfide che avrebbero potuto motivarlo“.

Il mese di agosto non era mai stato un mese troppo positivo per Elvis. sua madre, Gladys Love Smith Presley, era morta il 14 agosto 1958 ed inoltre l’accordo per il divorzio da Priscilla era stato firmato presso il tribunale di Santa Monica il 18 agosto 1972. Altri drammi minori che lo avevano colpito in questo mese furono un ricovero in ospedale (agosto 1975) e la perdita di uno zio a cui era molto legato (Travis Smith, nell’agosto del 1973).

Per la famiglia Presley, gli ultimi atti della tragedia furono la morte di Vernon Presley nel 1979 per infarto e della nonna di Elvis Minnie Mae, nel 1980. Con la morte di Vernon il controllo dei beni immobiliari passò a Priscilla. Secondo la biografia di Goldman, pubblicata nel 1981, non s trattava di un’eredità molto cospicua al momento. Ma dopo che nel 1982 Graceland ebbe aperto i suoi cancelli al pubblico e le spese vennero recuperate in pochi giorni, fu chiaro per tutti che il Re del Rock’n’roll non aveva perso la sua attrattiva. Il grande evento dei primi anni ’80 nel mondo di Elvis fu la rottura tra la famiglia Presley e il colonnello Parker. Il caso fu chiuso nel 1983, quando un giudice del Tennessee dichiarò che Parker non avrebbe dovuto ricevere denaro per i beni immobiliari.

ULTIMO CONCERTO ELVIS PRESLEY - THE BEAT CIRCUS CUNEO

Domenica 26 giugno 1977 Market Square Arena, Indianapolis, Indiana: per la 1821° ed ultima volta Elvis si esibisce davanti ad un pubblico di 18.000 persone.

I concerti alla Civic Auditorium Arena di Omaha (Nebraska) del 19 giugno 1977 e quello al Rushmore Plaza Civic Center di Rapid City (South Dakota) del 21 giugno 1977 furono registrati per la realizzazione di uno show televisivo, Elvis In Concert CBS Special 1977, da cui fu ricavato anche un doppio album, “Elvis in Concert”. Pubblicato su RCA LP- APL2 2587 due mesi dopo la morte di Prseley, il 3 ottobre 1977,  l’album raggiunse la posizione numero 5 della classifica di Billboard 200 e la posizione numero 1 nella U.S. Billboard Top Country Albums negli Stati Uniti alla fine dello stesso anno. Nella classifica Canadian RPM Top Albums canadese raggiunse invece la posizione numero 4. L’ultimo concerto della carriera ventennale di  Elvis ebbe luogo domenica 26 giugno 1977 alla Market Square Arena di Indianapolis, nello stato dell’ Indiana. In quell’occasione non furono eseguite registrazioni video ufficiali, ma esistono numerosi bootleg che contengono l’esibizione.

La gente non smetterà mai di seguirlo, cercarlo ed acclamarlo. Elvis tornerà ad esibirsi dal vivo… si… esattamente venti anni dopo la sua morte, il 16 agosto 1997 al Mid-South Coliseum di Memphis (il palazzetto che avrebbe dovuto ospitare gli ultimi due concerti della Tournée dell’agosto del 1977) con un concerto (quello virtuale) che finalmente gli permetterà di fare quel Tour mondiale che tanto aveva desiderato. Infatti sulle basi della voce di Elvis estrapolata da registrazioni degli anni ’70 tutti i membri della TCB Band (James Burton alla chitarra solista; Jerry Scheff al basso; Glenn D. Hardin al pianoforte; Ronnie Tutt alla batteria, sostituito da Paul Leim quando era impegnato nella Tournée di Neil Diamonds) ad eccezione di John Wilkinson colpito da un ictus nel 1989,  e rimpiazzato da Tony Smith alla chitarra ritmica, suoneranno accompagnati dalla orchestra di Joe Guercio e dai cori delle The Sweet Inspiration (Estelle Brown, Myrna Smith, Portia Brown), The Stamp Quartet (Ed Enoch, Ed Hill, Royce Taylor, Butch Owens), The Imperials (Terry Blackwood, Joe Moscheo, Sherman Andrus) ed il soprano Millie Kirkham. Il risultato è quello di avere un concerto con tutti i musicisti originali che Elvis portava con se in Tour che accompagnano dal vivo la voce di Elvis.

Quello che segue è ciò che si legge sulla lapide di Elvis Presley, scritta da Janelle McComb, commissionata e diretta dal padre di Elvis, Vernon Presley.

Elvis
Aaron
Presley

8 Gennaio 1935
16 Agosto 1977

 

Figlio di
Vernon Elvis Presley
E Gladys Love Presley

 

Padre di
Lisa Marie Presley

 

E’ stato un dono prezioso di Dio
Che abbiamo adorato e amato intensamente.

 

Aveva un talento donato da Dio, che ha condiviso
Con il mondo. E senza dubbio
È diventato il più acclamato nel mondo
Catturando i cuori sia dei giovani che degli adulti

 

E’ stato ammirato non solo come intrattenitore
Ma molto per la sua grande umanità:
per la sua generosità e i suoi bei sentimenti
verso la sua gente.

 

Ha rivoluzionato la musica e
Ricevuto grandi riconoscimenti

 

Nel suo tempo, diventato una leggenda musicale,
Guadagnandosi il rispetto e l’amore di milioni di persone.

 

Dio ha visto che aveva bisogno di riposare e
Lo ha chiamato a casa perché potesse stare con Lui

 

Ci manchi, Figlio e Padre. Ringrazio Dio
Di aver donato Te come nostro figlio

 

Da: Vernon Presley

 

LA TOURNEE CHE NON SI TENNE MAI:

POSTER CONCERTO ELVIS ANNULLATO - THE BEAT CIRCUS CUNEO

Nel corso della sua carriera, durata complessivamente ventitrè anni, Elvis Presley ebbe una particolare dedizione alle esibizioni live. Fatta eccezione per la parentesi Hollywoodyana, negli anni che vanno dal 1962 al 1967, durante la quale Elvis non fece concerti ed apparizioni televisive per una precisa scelta del Colonnello Parker, Presley non si risparmiò mai per il suo amato pubblico, esibendosi anche più volte nel corso della stessa giornata. Complessivamente sono 1821 le volte in cui Elvis si è esibito davanti ad un pubblico. Un numero di Show impressionante. L’anno in cui fece il maggior numero di concerti fu il 1955 con 336 apparizioni Live!!! A seguire il 1956, l’anno della sua consacrazione a livello nazionale prima e mondiale poi, con 240 concerti! Nel corso della sua carriera furono 49 gli spettacoli annullati per le condizioni precarie di salute del Re, il primo dei quali il 31 gennaio 1973 all’ Hilton Hotel di Las Vegas in Nevada e l’ultimo il 3 aprile 1977 al Veteran’s Memorial Coliseum di Jacksonville in Florida. Nel 1977 aveva tenuto fino alla data della sua improvvisa scomparsa 55 concerti annullandone quattro a causa delle condizioni di salute sempre più precarie. Nonostante tutto la qualità dei suoi show fu buona fino alla fine ed il pubblico non smise mai di seguirlo. Un nuovo Tour di dodici concerti in dieci città di sette stati diversi sarebbe dovuto partire il giorno dopo la sua scomparsa, il 17 agosto 1977. Ecco il programma di quella Tournée che purtroppo non si tenne mai:

17 AGOSTO 1977: Portland, Maine, Cumberland Country Civic Center, ore 20:30;

18 AGOSTO 1977: Portland, Maine, Cumberland Country Civic Center, ore 20:30;

19 AGOSTO 1977: Utica, New York, Memorial Auditorium, ore 20:30;

20 AGOSTO 1977: Syracuse, New York, Onondaga Country War Memorial, ore 20:30;

21 AGOSTO 1977: Hartford, Connecticut, Civic Center, ore 20:30;

22 AGOSTO 1977: Uniondale, New York, Nassau Coliseum, ore 20:30;

23 AGOSTO 1977: Lexington, Kentuky, Rupp Arena, ore 20:30;

24 AGOSTO 1977: Roanoke, Virginia, Civic Center Coliseum, ore 20:30;

25 AGOSTO 1977: Fayetteville, Tennessee, Cumberland Country Memorial Arena, ore 20:30;

26 AGOSTO 1977: Asheville, North Carolina, Civic Center Arena, ore 20:30;

27 AGOSTO 1977: Memphis Tennessee, Mid-South Coliseum, ore 20:30;

28 AGOSTO 1977: Memphis Tennessee, Mid-South Coliseum, ore 20:30.

ELVIS VIVO?

Saranno voci infondate, mere dicerie, ma, a oggi, sono ancora molte le tesi secondo le quali il grande Re del Rock, Elvis Presley è ancora vivo. A sostegno dell’ipotesi di un Elvis ultrasettantenne che se la starebbe spassando in qualche remoto angolo degli USA, al di là dei numerosi avvistamenti (che potrebbero essere frutto di un’allucinazione collettiva: uno pseudo Elvis è stato persino avvistato alle elezioni di Obama nel 2009 e l’ultimo in ordine di tempo lo vede “fattore” nel Missouri), esiste una prova cartacea che, quantomeno, merita un’attenta analisi: il certificato di morte del leggendario cantante.

In questo documento, alla portata di tutti, si vede chiaramente una dicitura non “corretta” del nome. Il certificato di morte, infatti, reca la scritta Aron, come il certificato di nascita, ma la sua fondazione ha da sempre preferito utilizzare Aaron. Strano. E perché sulla lapide della tomba compare il nome Aaron? Potrebbe essere visto come un indizio cifrato del fatto che lui non sia veramente sepolto in quella tomba.

Verso la fine degli anni ‘80 Gail Brewer Giorgio pubblicò due libri Is Elvis Alive? e The Elvis Files, al quale era allegata la registrazione su cassetta di una conversazione telefonica che si sarebbe svolta con il re del rock’n’roll. Secondo quanto riportato in queste indagini, Elvis avrebbe simulato la propia morte per evadere dai confini della celebrità, o per sfuggire a qualche sinistra organizzazione che gli stava alle calcagna perché aveva aiutato le agenzie governative nella lotta alla criminalità.

I romanzi e le rivelazioni di Giorgio vendettero in tutto tre milioni di copie, all’ inizio degli anni ’90, il 16% degli americani era convinto che Elvis fosse ancora vivo. Non si era visto tanto entusiasmo per la resurrezione di una rockstar defunta da quando nel 1971 era morto Jim Morrison per un attacco di cuore, come Elvis. La “resurrezione” di Morrison era stata un evento cult; quella di Elvis fu un’ossessione nazionale. Gli avvistamenti abbondano, ed alcuni sono veramente ridicoli: per quale motivo Elvis avrebbe dovuto cambiare la sua identità per poi entrare in un supermercato locale con indosso una delle sue famose tute, cantando “ Hunka Hunka Burning Love”?

Nella maggior parte degli avvistamenti, il personaggio di Elvis si chiama John, perché Presley aveva usato gli alias John Burrows e John Carpenter, il ruolo che impersonificava in Change Of Habit. Inoltrel, John Carpenter aveva le stesse iniziali di un altro falegname (“carpenter”) più famoso (vale a dire San Giuseppe, in inglese Joseph the Carpenter).

L’ultima speranza di coloro che credevano che il re del rock potesse ritornare si concretizzò e poi svanì nel 2001, in quanto due equazioni matematiche dimostravano che Elvis sarebbe ricomparso proprio in quell’anno. Secondo la prima, sommando l’anno della sua morte (1977) al giorno (16) ed al numero del mese (8) in cui morì, si ottiene 2001. In modo molto simile, se si sommano l’anno (1935) ed il giorno della nascita (8), a quello della morte (16) ed all’età che aveva Elvis quando morì (42), si ottiene sempre 2001!!!

Di seguito il video dell’interpretazione di “My Way” tratta dallo special Televisivo Elvis In Concert CBS Special 1977 a cui si sovrappongono spezzoni di video che riprendono Elvis nella vita privata e durante la sua straordinaria carriera:

BIBLIOGRAFIA

Manuali Rock: Elvis Presley, La Storia, Il Mito, Catalogo Completo Delle Canzoni, Tutti I Dischi“, Livio Monari, Arcana Editrice, 1992, Milano;

Elvis, L’Ultimo Treno Per Memphis“, Peter Guralnick, Baldini Castoldi Dalai Editori, 2004, Milano;

Guida Completa a Elvis Presley“, Paul Simpson, Antonio Vallardi Editore, 2006, Milano;

Elvis In Concert 1945-1977“, Sebastiano Cecere, Stampa Alternativa/Nuovi Equilibri, 2012, Viterbo;

it.wikipedia.org;