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26 settembre 1969: in Inghilterra viene pubblicato “Abbey Road” dei Beatles

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26 SETTEMBRE 1969: IN INGHILTERRA VIENE PUBBLICATO “ABBEY ROAD” DEI BEATLES

  Il 26 settembre 1969 venne pubblicato “Abbey Road” il dodicesimo LP della discografia del gruppo di Liverpool e di fatto l’ultimo album ad essere stato inciso in studio dai Beatles (registrazioni effettuate tra l’aprile e l’agosto del 1969), infatti il successivo “Let It Be”, pubblicato l’ 8 maggio del 1970, contiene materiale registrato dai Fab Four a partire da dicembre 1968 a gennaio 1969.

In Inghilterra l’album fu pubblicato dalla  Apple, Parlophone con la sigla PCS 7088 debuttando al primo posto nella classifica di vendita degli LP  e restandovi per diciassette settimane (undici settimane consecutive, interrotte per una settimana soltanto dall’album dei Rolling Stones “Let It Bleed”, per poi tornare in vetta per altre sei settimane consecutive, complessivamente in Inghilterra restò in classifica per ottantuno settimane!!!) mentre negli U.S.A. fu pubblicato dalla Apple, Capitol con sigla SO 383 il 1° ottobre 1969 (debuttò anche oltremare alla posizione numero uno della Bilboards Top LPs chart e vi rimase per dodici settimane consecutive).

Inizialmente ci fu qualche disaccordo in seno al gruppo su come indirizzare il nuovo album. John Lennon voleva dare una netta impronta Rock’n’Roll al nuovo LP (probabilmente il progetto “Get Back” dei mesi precedenti che sarebbe poi sfociato nella produzione del film e dell’Album “Let It Be” non lo avevano soddisfatto del tutto) mentre Paul McCartney avrebbe preferito una sinfonia pop, o comunque una opera pop, con le canzoni che avrebbero proseguito una dietro l’altra in modo da formare un unico medley. I due leader del gruppo raggiunsero un compromesso: il Lato A avrebbe presentato sei canzoni separate (come avrebbe voluto John) ed il Lato B sarebbe stato costituito da dieci canzoni, otto delle quali avrebbero formato un unico medley di sedici minuti (più una traccia nascosta) in modo da esaudire il desiderio di McCartney.

Le diciassette canzoni che costituiscono i 47:02  minuti dell’album sono le seguenti:

LATO A

   1)- “Come Together”  – (Lennon-McCartney) 4:20

   2)-  “Something” –  (Harrison) 3:03

   3)-  “Maxwell’S Silver Hammer” – (Lennon-McCartney) 3:27

   4)-  “Oh! Darling” – (Lennon-McCartney) 3:26

   5)- “Octopus’ S Garden” – (Starr) 2:51

   6)- “I Want You” (She’ S So Heavy) – (Lennon-McCartney) 7:47

LATO B

   1)- “Here Come The Sun” – (Harrison) 3:05

   2)- “Because” – (Lennon-McCartney) 2:45

   3)- “You Never Give Me Your Money” – (Lennon-McCartney) 4:02

   4)- “Sun King” – (Lennon-McCartney) 2:26

   5)- “Mean Mr Mustard” – (Lennon-McCartney) 1:06

   6)- “Polythene Pam” – (Lennon-McCartney) 1:12

   7)- “She Came In Through The Bathroom Window” – (Lennon-McCartney) 1:57

   8)- “Golden Slumbers” – (Lennon-McCartney) 1:31

   9)- “Carry That Weight” – (Lennon-McCartney) 1:36

10)-  “The End” – (Lennon-McCartney) 2:05

11)- “Her Majesty” – (Lennon-McCartney) 0:23

LA COPERTINA E GLI INDIZI DEL P.I.D.

   Uno degli aspetti che hanno contribuito a consegnare alla storia della musica questo Lp è sicuramente la copertina. Si tratta di una fotografia a colori rifilata a vivo su tutti i lati senza titolo ne testo (il nome del gruppo non compare). La fotografia, che ritrae i quattro musicisti intenti a percorre l’attraversamento pedonale posto dinanzi agli Abbey Road Studios, fu scattata da Iain Macmillan alle dieci di mattina dell’ 8 agosto 1969. Gli erano stati concessi dieci minuti per fare la fotografia al di fuori degli studi di Abbey Road e, in bilico su una scala a pioli, aveva effettuato sei scatti dei quattro che camminavano sulle strisce pedonali. Fu Paul a scegliere la foto che sarebbe stata utilizzata per la copertina tra quelle scattate da Macmillan.

La copertina di “Abbey Road” diede il LA ad una delle teorie più discusse ed affascinanti della storia del Rock. Negli U.S.A., poche settimane dopo l’uscita del LP, nacque il movimento leggenda  del P.I.D. (Paul Is Dead). Il disk Jockey della stazione radio WKNR-FM di Detroid , insinuò che Paul McCartney avesse litigato con gli altri Tre componenti dei Beatles negli studi di Abbey Road il 9 (o 10) novembre 1966 e, uscito infuriato dalla seduta di registrazione, fosse partito tutta velocità sulla sua Aston Martin, restando tragicamente decapitato in un incidente.  Brian Epstein avrebbe tenuto nascosta la morte di Paul e sostituito il bassista mancino con un sosia (William Campbel) per continuare a mantenere in essere il gruppo. Gibb sosteneva che gli indizzi si sarebbero potuti trovare in tutta la produzione dei Beatles successiva a questa data (film, copertine dei dischi, canzoni ecc..) , incluso “Abbey Road”.

I quattro musicisti ritratti sulle strisce pedonali sembrano rappresentare una processione funebre: in testa al gruppo c’è John Lennon che dovrebbe rappresentare il gran sacerdote vestito di bianco, ministro del culto, a seguire Ringo Starr completamente vestito di nero (da impresario delle onoranze funebri), a seguire il “cadavere” Paul McCartney scalzo (in Inghilterra i morti vengo sepolti scalzi) ed in ultimo George Harrison vestito tutto in jeans, come un becchino. Osservando bene la fotografia di copertina si può notare come Paul tenga una sigaretta con la mano destra, quando in realtà tutti sanno che il vero McCartney è mancino, e come Paul sia l’unico a non essere al passo con gli altri (l’unico ad avere la gamba destra in avanti) , il che evidentemente metteva in risalto il fatto che si trattasse  di un sostituto, di un membro non originario del quartetto.

I fanatici del P.I.D. possono però trovare ulteriori indizi sulla presunta morte di Paul. In seguito ad accurate e maniacali analisi della copertina dell’album in questione, scoprirono che la targa di una Wolkswagen che compare sullo sfondo – 28 IF – indicava che Paul avrebbe avuto 28 anni se (IF) fosse vissuto. Macmillan si era accorto dell’auto, di proprietà di un residente nel palazzo sito a fianco degli Stusios, ed aveva cercato di farla spostare per il servizio fotografico, ma il carro attrezzi non era arrivato per tempo. Per diversi anni, in seguito, le targhe dell’auto sono state rubate varie volte ed alla fine l’auto con la sua targa (LMW 28 IF) sono state battute all’asta da Sotheby’S nel 1986!!!

RECENSIONE DEL DISCO

   I Fab Four terminarono la lavorazione del “White Album” nell’ottobre del 1968 e l’album fu pubblicato a novembre dello stesso anno, seguito a gennaio del 1969 dalla colonna sonora del cartone animato “Yellow Submarine”. Nel mese di dicembre 1968 e gennaio 1969 registrarono del materiale che, nel 1970 , avrebbe costituito l’album “Let It Be”. Poche settimane dopo le session minimaliste del progetto “Get Back” (“Let It Be“) i quattro si gettarono a capofitto nella lavorazione di un nuovo album.

Nell’ arco di un anno pertanto i Beatles lavorarono su circa sessanta canzoni inedite!!! Ci si potrebbe giustamente aspettare che questi ultimi album avessero sofferto un po’ dal punto di vista compositivo. Ma sebbene “Abbey Road” contenga brani usa e getta, soprattutto nel lungo medley del secondo lato, molti fan lo considerano il migliore album della loro discografia, sicuramente quello che ha venduto più copie. John Lennon non era di questo avviso. Considerava questo album un gesto riparatore e affrettato per riquotare l’immagine del gruppo dopo le disastrose session del progetto “Get Back” (“Let It Be”). Lo storico produttore dei Beatles, George Martin, aveva una visione più equilibrata su “Abbey Road”. “L’intero album fu un compromesso. Una facciata era costruita in base a pezzi che piacevano a John e l’altra facciata da quelli preferiti da Paul e da me. Avevo cercato di indurli a pensare in modo sinfonico, a riflettere sulla forma complessiva del disco, dargli una struttura, con espedienti sinfonici, come mettere le canzoni in contrapposizione tra di loro, idee che avrebbero contribuito a plasmare il 33 giri. E credo che se avessimo continuato a fare dischi sarebbe stato il modo in cui avrei lavorato. Ma eravamo già sulla via dello scioglimento, ed “Abbey Road” fu il rintocco di morte”.

La dichiarazione da parte di George Martin di aver maggiormente sostenuto per la realizzazione del disco le idee di Paul più che quelle di John è una tacita ammissione della fragilità ormai irrecuperabile del rapporto di lavoro tra i tre. La reazione di John fu praticamente quella di assentarsi sempre più dalle sedute di registrazione. “Abbey Road” è in gran parte un lavoro di McCartney, con una consistente partecipazione di Harrison, sia come musicista che come autore (“Something” e “Here Come The Sun”). Il materiale di Lennon fu inserito con difficoltà accanto agli altri brani dell’album o fu poco più che un riempitivo.

Però i Quattro Beatles, probabilmente consapevoli di lavorare al canto del cigno del complesso più influente della storia della musica, non suonarono e cantarono mai insieme con più efficacia di quanto si possa ascoltare su “Abbey Road”. In particolare il tanto discusso medley della seconda facciata, assemblato da una raccolta di brevi ritratti, è, dal punto di vista strumentale, la musica più coesa mai incisa dai Fab Four dopo “Revolver”. Le armonie dei Beatles no erano mai state ricche d’inventiva e più precise e sbalorditive di quelle che compaiono in questo disco. Sono innumerevoli i passaggi di pura bellezza nell’album, a riprova del fatto che quando c’è talento l’arte riesce a volte a farsi strada ed a emergere anche contro la volontà dei suoi stessi creatori.

CURIOSITA’

Nonostante il titolo dell’album “Abbey Road”,  tributo della Band agli Abbey Road Studios di Londra presso i quali nel corso della loro carriera hanno registrato la quasi totalità del loro materiale in studio, l’album fu registrato fra l’aprile e l’agosto del 1969 oltre che nello Studio n° 2 di degli Abbey Road Studios  anche presso gli Olympic Studios e i Trident Studios di Londra.

La rivista Rolling Stone ha inserito “Abbey Road” alla posizione n° 14 della lista dei  500 migliori album (tra l’altro in questa lista i Beatles sono presenti al n°1 con “Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band”, al n° 3 con “Revolver”, al n ° 5 con “Rubber Soul”, al n° 10 con “The Beatles” (White Album) ed al n° 39 con “Please Please Me”!!!).

Secondo la  National Association Of Recording Merchandisers  (NARM) fu il disco più venduto del 1969 e nel 2001 gli vennero riconosciuti dodici dischi di platino.

In Italia “Abbey Road” risultò essere il secondo Lp più venduto del 1970 alle spalle di “Bugiardo più che mai… più incosciente che mai” di Mina.

La copertina di “Abbey Road” è una delle più copiate nella storia della musica recente, basti pensare a “The Abbey Road E.P.” dei Red Hot Chili Peppers o allo stesso McCartney di “Paul Is Live” del 1993 dove ritorna sulle strisce pedonali più famose al mondo facendo il verso alla famosa leggenda del P.I.D.

La targa dell’indicazione stradale Abbey Road è l’insegna stradale maggiormente rubata in Inghilterra.

L’attraversamento pedonale più famoso al mondo, quello di Abbey Road sito in St. John’s Wood a Londra, finito sulla copertina dell’omonimo album dei Beatles, è stato classificato come luogo protetto dall’ English Heritage, l’ente che si occupa di preservare i patrimoni culturali del Regno Unito. Per la prima volta nel dicembre del 2010 un semplice tratto di strada entra a far parte della prestigiosa categoria, che comprende tutti gli edifici, i siti ed i luoghi di interesse storico ed architettonico britannici.

Di seguito l’esibizione Live di Paul McCartney di una parte del meddley di Abbey Road (“Golden Slumbers”, “Carry That Weight”, e “The End”) tratta dal concerto per il Montserrat tenutosi alla Royal Albert Hall di Londra il 15 settembre 1997

BIBLIOGRAFIA:

Beatles Otto Anni Ad Abbey Road, Mark Lewisohn, 1990, Arcana Editrice, Milano;

La Grande Storia Dei Beatles, Mark Lewisohn,1996, Giunti Gruppo Editore, Firenze;

Beatles, l’Enciclopedia, Bill Harry, 2000, Arcana Musica, Roma;

Anthology, The Beatles, 2000, Rizzoli, Milano;

The Beatles – La Musica E Il Mito Guida Illustrata Alla Discografia Completa, Peter Dogget, Patrik Humphries, 2012, Lit Edizioni, Roma;

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