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8 agosto 1969: lo storico scatto ad Abbey Road.

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8 AGOSTO 1969: LO STORICO SCATTO AD ABBEY ROAD - THE BEAT CIRCUS CUNEO

 

L’ 8 agosto 1969 mentre la battaglia infuriava fra di loro per le questioni legate alla gestione finanziaria del gruppo,nel culmine di una crisi interna che li avrebbe portati allo scioglimento da lì a pochi mesi, ma all’apice del successo, i quattro Beatles avevano completato gran parte delle basi per il loro dodicesimo album ufficialee decisero, sull’onda del momento, di realizzare un servizio fotografico per la copertina del Long Playing.  Quel giorno le registrazioni negli studi 2 e 3 degli EMI Studios di Londra (futuri Abbey Road Studios) sarebbero cominciate alle 14.30,  ma i Fab Four si trovarono negli studios tre ore prima , per tutto altro scopo: alle 11.35 di quel caldo venerdì dell’agosto 1969 infatti il fotografo Iain Macmillian, in equilibrio su di una scaletta doppia nel mezzo di Abbey Road, in St. John’s Wood (Londra), scattò alcune istantanee di John, Ringo, Paul e George che passavano a grandi passisulle strisce pedonali  situate proprio davanti al cancello dello studio. I Beatles attraversarono la strada svariate volte e Macmilliam scattò sei fotografie, con la collaborazione di un agente di polizia compiacente che si prestò a fermare il traffico. Qualche tempo dopo Paul esaminò le sei diapositive con una lente di ingrandimento e scelse e ritenne il terzo scatto di Macmilliam come il migliore da utilizzare per la copertina del disco. Inizialmente avevano pensato di chiamare l’album Everest, come la nota marca di sigarette dell’epoca che venivano fumate da GeoffEmerick (lo storico tecnico del suono chedal 1965, anno dell’inizio della carriera di produttoredi Norman Smith, tecnico del suono dei primi cinquealbum dei Beatlese stretto collaboratore di George Martin,ha  lavorato con i Beatles nella realizzazione di tutti i loro album da “Revolver” ad “Abbey Road”, con la sola eccezione di “LetIt Be”) . Era sicuramente un titolo vago, come “Rubber Soul” o “Revolver”, facile da ricordare, tipicamente alla Beatles. Quel titolo era all’epoca così convincente che, secondo il tecnico John Kurlander, in luglio “Qualcuno parlò della possibilità che i quattro prendessero un aereo privato per andare ai piedi del Monte Everest e fare lì il servizio per la copertina”. Quando tornarono finalmente in sé, dopo aver valutato il costo dell’operazione, si decise di semplificare drasticamente le cose: si sarebbe usciti fuori dagli studi di registrazione, si sarebbe fatta una fotografia sull’ attraversamento pedonale di St. John’s Wood e  si sarebbe chiamato l’album “Abbey Road”! “Abbey Road” era perfetto, un omaggio agli studi dove avevano inciso quasi tutti i loro brani. Su un foglio di carta bianca Paul fece qualche schizzo che gli sembrava adatto come soggetto per la copertina: un’ immagine di loro quattro che attraversavano la strada fuori dallo studio. Nessuno degli altri tre Beatles fece obiezioni. Perfino John evitò le sue solite, stizzite e insopportabili discussioni e, verso le undici di quel venerdì mattina, i quattro Beatles marciarono, da bravi compagni di scuola fino alla strada, per scattare quella fotografia ormai storica. Era una giornata molto afosa e tutti i Beatles, eccetto George, si erano messi la giacca per l’occasione, cosa che rimpiansero dopo pochi minuti, per via del sole a picco e dell’ umidità. Iain Macmillan, il fotografo amico di John e prescelto per la realizzazione del set, era intento a scattare le fotografie nel minor tempo possibile e li mise in fila secondo l’ordine più gradevole e avedersi: John con una folta barba e lunghi capelli, simili alla criniera di un leone, con uno splendido completo bianco e le scarpe da tennis, alla testa del gruppo; Ringo, in abito scuro, elegantissimo, subito dietro di lui; Paul in un vestito blu scuro, con una camicia Oxford con il collo aperto al terzo posto, e George, molto simile ad un prigioniero di un campo di lavori forzati, con addosso i jeans, che chiudeva la retroguardia. John, impaziente come sempre, insisteva per accelerare tutte le operazioni: “Forza, forza, sbrigatevi, tenete il passo”, borbottava pensando che in quel momento avrebbero dovuto essere negli studi di registrazione a lavorare ai nuovi brani del nuovo album e non posare per le foto dei Beatles. C’erano alcuni ostacoli alla realizzazione della fotografia, il principale era rappresentato da una Wolkswagen bianca (un beetle) parcheggiata vicino al marciapiede, nel bel mezzo dell’inquadratura. Ricorda Macmillan: “Era stata lasciata là da qualcuno che era andato in vacanza. Un poliziotto cercò di farla spostare ma non ci riuscì”. La Wolkswagen sarebbe rimasta, insieme con altri tre passanti che erano entrati in campo. Alla fine, visto che la pazienza di tutti si stava esaurendo e sciogliendo sotto il sole cocente, i quattro Beatles si stavano mettendo in posa per l’ultimo scatto mentre Macmillan saliva su una scala in mezzo alla strada. All’ultimo minuto Paul si tolse i sandali e si riunì alla processione (restando fuori passo rispetto agli altri tre Beatles, infatti John, Ringo e George hanno la gamba sinistra avanti mentre Paul ha la gamba destra davanti) tenendo una sigaretta accesa nella mano destra (fatto inusuale per un mancino come lui). Il calvario terminò dopo sei pose veloci, ma la scena di quella mattina sarebbe passata alla storia. A parte il fatto che forse si tratta della più famosa foto per una copertina musicale mai scattata (con quella del Sgt Pepper), le modalità con cui fu realizzata rappresenta un bizzarro episodio nella straordinaria saga dei Beatles.Le fotografie scattate per la copertina richiesero non più di dieci minuti in totale, ma era ancora troppo presto per incominciare le sedute di registrazione, prenotate per le 14.30. Per ammazzare il tempo, Paul portò John alla propria casa di Cavendish Avenue, George si fece accompagnare da Mal Evans allo zoo di Londra, situato al vicino Regent’s Park e Ringo andò a fare compere. Nel pomeriggio i Beatlesripresero il lavoro di incisione. Tra le 14.30 e la 21.00, nello studio 2 furono sovra incisi batteria e basso su “The End”. Quindi Ringo e John tornarono su “I Want You”: il primo aggiunse la batteria, l’altro il sintetizzatore, sfruttando il generatore di rumore per produrre rumore bianco che simulasse un vento forte e turbinoso. Tra le 17.30 e le 21.45, mentre veniva registrata “I Want You”, Paul si chiuse nello studio 3 ed aggiunse la chitarra solista ed il tamburello a “Oh! Darling”.

CURIOSITA’

 Il fotografo che realizzò lo storico servizio fotografico da cui fu tratta la foto per la copertina dell’album “Abbey Road” fu Iain McCMillian (Dundee, Scozia 20 ottobre 1938 –8 maggio 2006). Dopo essersi diplomato alla Hight School Of Dundee nel 1954 inizia a lavorare come tirocinante presso uno stabilimento di lavorazione della juta. Nel 1958 la passione per lo scatto lo porta a trasferirsi a Londra dove al Regent Street Polytechnic si dedica allo studio della fotografia. Il suo primo lavoro nel settore fu come fotografo su una nave da crociera. Nel 1959 torna a Dundee dove si dedica allo scatto di fotografie di scene di strada. Questo lavoro lo fa conoscere a due importanti testate giornalistiche, The Sunday Times ed il Illustrated London News, che nei primi anni ’60 gli commissionano importanti lavori. Nel 1966 collabora alla realizzazione del “The Book of London” che, a pagina 181, ritrae Yoko Onoin una dimostrazione di “Handkercheif Piece“: con altri tre soggetti appare infatti imbavagliata con dei fazzoletti sulla bocca. Soddisfatta dello scatto, Yoko lo commissiona per fotografarla presso la Indica Gallery in St. James’s in Londra. Il 9 novembre 1966, in occasione di una sua visita alla Galleria, John Lennon conosce Joko Ono che lo presenta allo stesso Iain.

La copertina di “Abbey Road” è stata da sempre fonte di ispirazione. Basti pensare alla copertina dell’album del 1988 “The Abbey Road E.P.” dei Rod Hot Chili Peppers (EMI-Manhattan Records  ‎– E1-90869) che ha come copertina  una fotografia che ritrae i quattro membri del gruppo intenti ad attraversare lo stesso passaggio pedonale completamente nudi, fatta eccezione per quattro calzini che coprono le parte intime dei musicisti. Un’altra celebre parodia della copertina la si trova in “The Rutles” del comico inglese Eric Idle con l’album fittizio “Shabby Road”, ed anche nella copertina dell’album “Shabbey Road” del 1987 di Bob & Tom (Q-95 – 947). Nella sigla iniziale della serie televisiva “Grumpy Old Men” del 2006, Rick Wakeman, Tim Rice, Rory McGrath e Arthur Smith vengono investiti sull’attraversamento pedonale di Abbey Road da un automobilista distratto alla guidada una conversazione al cellulare.

Paul McCartney ha mantenuto un atteggiamento divertito rispetto alla vicenda della sua presunta morte («Le voci sulla mia morte sono oltremodo esagerate. Comunque, se fossi morto, sarei stato sicuramente l’ultimo a saperlo»). Nel 1993 ci ha scherzato persino sopra con il titolo del suo album dal vivo “Paul Is Live” (pubblicato in Inghilterra il 15 novembre su vinile Parlophone  ‎– 7243 8 27704 1 1) in cui ricompare il passaggio pedonale di “Abbey Road” con una targa di automobile che recita, questa volta, “51 IS” (“51 ha”), infatti essendo nato nel 1942, nel ’93 McCartney aveva effettivamente 51 anni. La foto di copertina dell’album è in realtà una rielaborazione di quella originale di “Abbey Road”, scattata dal fotografo Iain Macmillian. Il ritocco fu fatto al computer dall’artista Erwin Keustermans, cancellando i Beatles e mettendo al posto Paul ed il cane, presi da una foto di sua moglie Linda McCartney. Il cane che appare in copertina si chiama Arrow ed è uno dei figli di Martha, il cane Old English Sheepdog  che è stato l’ispirazione per il titolo della canzone “Martha My Dear” contenuta nel LP “White Album” del 1968.

Quella di “Abbey Road” è, come già ricordato, una delle copertine più celebri e citate della storia della musica pop. E’ l’unica copertina di un disco dei Beatles dove non compaiono né il titolo, ne il nome del gruppo: un aspetto non trascurabile, la fama del gruppo era tale per cui non era necessario rimarcare il nome dell’Album e tantomeno quello del Gruppo. Diversi elementi presenti nella fotografia di copertina dell’album hanno contribuito ad alimentare la leggenda della presunta morte di Paul McCartney:

La sequenza dei quattro musicisti in fila indiana sull’attraversamento pedonale di Abbey Road sembra voler rappresentare una processione funebre: in testa al gruppo c’è John Lennon,tutto vestito di bianco, che dovrebbe rappresentare il gran sacerdote, ministro della funzione, a seguire Ringo Starr completamente vestito di nero, il portatore della bara, dipendente delle pompe funebri. Paul McCartney, il terzo a seguire nella fila, è la salma, l’unico scalzo ad attraversare la strada (nel Regno Unito i morti vengono sepolti senza scarpe), risulta essere l’unico fuori passo dei quattro.A chiudere la processione George Harrison, vestito con un completo di jeans, il becchino che scaverà la fossa del defunto.

La targa del maggiolino (beet) Wolkswagen parcheggiato sulla sinistra della fotografia riporta LMW 28 IF ovvero “Linda McCartney Widow” oppure “Linda McCartney Weeps” (LMW)e che Paul avrebbe 28 anni SE fosse vivo (28 IF).

McCartney, mancino, tiene una sigaretta nella mano destra: ma il soggetto ritratto nella fotografia è proprio Paul McCartney o William Sheppard o William Stuart Campbell chiamato a sostituire il bassista defunto nel novembre del 1966?

Sul lato opposto della carreggiata un grosso furgone nero parcheggiato ricorda un “Black Maria”, di quelli utilizzati in Inghilterra dalla Polizia mortuaria negli incidenti stradali.

Questo servizio fotografico effettuato da Iain Macmillian venerdì 8 agosto 1969 fu il penultimo che ritrae i quattro Beatles tutti insieme. L’ultima seduta fotografica che li vide protagonisti contemporaneamente fu realizzata esattamente quindici giorni dopo, venerdì 22 agosto 1969, a “Tittenhurst Park” ad Ascot, nel giardino della  casa di John. Negli scatti effettuati in quel giorno da Ethan Russell, Monte Fresco e Mal Evans vengono ritratti, oltre ai quattro Beatles, anche Linda Eastman, moglie di Paul e Yoko Ono, seconda moglie di John.

Vero o non vero, tutta la storia chiamata P-I-D (Paul Is Dead), frutto delle teorie complottiste che darebbero Paul morto e sostituito da un sosia, contribuisce da anni ad alimentare il mito dei Beatles e ad alimentare discussioni, trasmissioni televisive, articoli, ecc… e anche il nostro aggiornamento dal passato musicale…

HANNO DETTO:

PAUL: Le strisce pedonali erano proprio lì fuori ed abbiamo detto: “Usciamo, trovate un fotografo e camminiamo sulle strisce”. Eravamo già in ritardo: di solito la copertina era pronta prima del disco. Allora abbiamo trovato il fotografo Iain Macmillan, gli abbiamo dato mezz’ora e ci siamo messi a camminare sulle strisce. Era una giornata di agosto molto calda ed io ero arrivato con un vestito e con i sandali. Faceva talmente caldo che ho tolto i sandali e ho camminato a piedi nudi come Sandie Shaw. Molti vanno in giro a piedi nudi, quindi non mi sembra assolutamente una cosa strana. Poi uno dell’ufficio mi ha telefonato un giorno dicendo: “Ehi, un DJ americano ha messo in giro la voce che sei morto”. Ho risposto: “Stai scherzando, dì loro che non è vero”. E lui: “No, non basta. Sulla copertina sei senza scarpe e questo sia un segno di morte della Mafia. E, dietro di te, c’è una macchina targata 28 IF. Beh, questo vuol dire che avresti ventotto anni, se fossi vivo!” Ho replicato: “Aspetta un momento, non è un po’ tirata?” Ma lui ha proseguito: “C’è dell’altro. Ringo è vestito di nero, e questo significa che è l’impresario delle pompe funebri”. Ed hanno proseguito su questo tono: c’erano tutti quegli indizi.

JOHN: Paul ha attraversato la strada a piedi nudi perché l’idea di Paul di essere diverso e sembrare quasi normale, ma con un orecchio dipinto di blu, o qualcosa di altrettanto discreto. Così Paul, quel giorno, ha deciso di attraversare la strada a piedi nudi. A una prima occhiata sembra che i Beatles attraversino vestiti di tutto punto: questa è la sola piccola trovata. Io non me ne ero accorto fino a quando non ho avuto in mano l’album, quel giorno non mi ero reso conto che fosse scalzo. L’unica cosa che volevamo era che il fotografo si sbrigasse: c’era troppa gente intorno. “Rovineranno la foto, andiamocene. Dovremmo registrare, non posare per le foto dei Beatles”, pensavamo. E io borbottavo: “Dai, sbrigati, tieni il passo”.

Di seguito, la versione rimasterizzata del Medley di “Abbey Road“, album che prese il titolo dagli storici Studios di Londra, dove i Beatles registrarono la quasi totalità della loro produzione, e al di fuori dei quali l’8 agosto 1969 scattarono le storiche fotografie tra le quali fu scelta quella per la copertina dell’ Album :

BIBLIOGRAFIA:

Beatles Otto Anni Ad Abbey Road“, Mark Lewisohn, 1990, Arcana Editrice, Milano;

La Grande Storia Dei Beatles“, Mark Lewisohn,1996, Giunti Gruppo Editore, Firenze;

Beatles, L’ Enciclopedia“, Bill Harry, 2000, Arcana Musica, Roma;

Anthology“, The Beatles, 2000, Rizzoli, Milano;

Paul McCartney 1970-2003 Dischi E Misteri Dopo I Beatles“, Russino, Guffanti, Oliva, 2003, Editori Riuniti, Roma;

Il Libro Bianco Dei Beatles”, Franco Zanetti, 2012, Giunti Editore S.p.A., Firenze;

The Beatles La Vera Storia”, Bob Spitz, 2014, Sperling & Kupfer Editori S.p.a., Milano;

I Beatles Tutte Le Canzoni Da Love Me Do A Let It Be”, J.M. Guesdon, P. Margotin, 2014, Rizzoli;

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